La Dott.ssa Adee Schoon è uno scienziato di fama internazionale in merito all’olfatto animale applicato alla Detection.
Polizia Olandese, Norwegian People’s Aid, APOPO ed INTERPOL sono solo alcune delle istituzioni per le quali ha prestato la sua consulenza.
Il 28 e 29 Novembre 2015 sarà ospite di AlfaDog Training Academy e terrà in anteprima italiana il seminario “The science behind detection dog training” (tutte le informazioni sul seminario sono visibili cliccando su questo indirizzo: http://adeeschoon.alfadog.it/) dove tratterà argomentazioni scientifiche legate alle più recenti scoperte relative all’impiego dei cani nell’ambito detection, indagine forense, ricerca persone, ecc…
In attesa del seminario, grazie alla sua disponibilità ho potuto farle personalmente qualche domanda in merito ad alcuni argomenti e credenze che appartengono al mondo del lavoro olfattivo del cane.
Vi lascio ora alla lettura dell’intervista.
(Davide) Nella tua esperienza di ricercatrice e scienziata a contatto con dog trainers, ti è mai capitato di vedere dei dog trainers che fondavano la propria esperienza più su miti che su solide basi scientifiche?
(Adee) Si. L’addestramento dei cani è tradizionalmente sempre stato qualcosa che si imparava da un mentore il quale conosceva tutti I segreti del mestiere e ti avrebbe gradualmente introdotto ad essi. Ogni tipo di credenze e superstizioni venivano passate insieme a consigli molto utili, molte convinzioni errate sui cani e su quello che fanno erano mischiate a volte con buone sensazioni dettate dall’istinto su come gestire le tempistiche di rinforzi e punizioni. Tradizionalmente i conduttori di cani non avevano alcun accesso alla scienza quindi molti nuovi sviluppi rimanevano sconosciuti. Fortunatamente questo sta cambiando; I conduttori di cani vogliono sapere di più e gli scienziati stanno cercando di comunicare ciò che hanno scoperto in maniera più accessibile.
(D.) Se ti è successo, quali di questi miti è il più diffuso?
(A.) Non so quale sia il più comune. So qual è quello che mi irrita di più perché ormai le persone dovrebbero saperlo. I cani NON sentono meglio gli odori rispetto alle persone perché hanno un naso più grande o più neuroni olfattivi di noi. E se il tuo cane trova tutto durante il training NON significa che sia un buon cane.
(D.) Per quanto riguarda l’impiego del cane in ambito forense c’è un grande divario tra paesi che ne fanno impiego ed altri che non lo usano affatto. Dalla tua esperienza perché c’è ancora questa diffidenza?
(A.) Perchè la scienza forense possa apprezzare l’utilizzo dei cani, è necessario che i forensi sappiano di cosa sono capaci i cani e abbiano fiducia nel fatto che i conduttori sanno ciò che stanno facendo. Devono sperimentare questo loro stessi e aprire le loro menti. Questo può realizzarsi solo se anche i conduttori sono aperti a ciò che i forensi ritengono importante: non contaminare le prove, comprendere le conseguenze delle azioni che si intraprendono, una solida conoscenza di cosa è possibile e cosa non lo è. Questa base comune può essere costruita solo gradualmente e un’antipatia verso i cani, una (comprensibile) non fiducia verso il conduttore che rivendica il fatto che il suo cane non commette mai errori o un pregiudizio nei confronti di una (difficile) scienza possono facilmente impedire che questo accada.
(D.) Secondo la tua opinione per quanti anni ancora l’impiego dell’olfatto del cane riuscirà ad essere imbattuto dai “nasi elettronici”
(A.) I nasi elettronici sono nella loro infanzia. Hanno bisogno di una grande quantità di odore, non sono ancora molto bravi nella discriminazione, non analizzano ancora in tempo reale, non hanno una mobilità tale da avvicinarsi alla sorgente della scia odorosa. Credo abbiano possibilità e potenzialità in situazioni in cui grandi sorgenti odorose possono essere portate ai sensori del naso elettronico in maniera controllata e ciò sta accadendo adesso. Ma quando gli odori sono presenti solo in piccole quantità, o non sono molto volatili, se sono nascosti tra tanti altri odori o in un ambiente complesso, non credo che sarà mai possibile. Ci sarà sempre un ruolo per l’utilizzo del naso del cane.
(D.) Quale caratteristica ritieni essere la fondamentale per un cane da impiegare in attività olfattive operative?
(A.) Credo ci siano due caratteristiche che sono fondamentali nel lavoro di detection. Una è una naturale tendenza del cane ad usare il naso, al contrario dei cani che utilizzano in modo predominante gli occhi. Questo rende il processo molto più facile. La seconda è che il cane dovrebbe avere una passione per qualcosa sulla quale si può costruire durante il training. Il cibo funziona fino ad un certo punto, il cosiddetto “istinto di preda” è un’ottima passione sulla quale costruire ma ci sono passioni più discrete che possono essere utilizzate. E naturalmente se il lavoro del cane si svolge tra persone e animali, è fondamentale che il cane sia ben socializzato.
(D.) Grazie mille ancora Adee per la tua disponibilità, queste affermazioni non fanno che aumentare la mia curiosità su questo argomento.
(A.) E’ stato un piacere, le domande sono state molto interessanti, ci vediamo a Novembre in Italia!
Potete trovare il suo curriculum vitae completo e la lista delle sue 29 pubblicazioni scientifiche cliccando qui: http://adeeschoon.alfadog.it/adee/
Il suo libro cliccando qui: http://www.amazon.com/K9-Suspect-Discrimination-Practicing-Identification/dp/1550592335
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